Teatrografia


La solitudine si deve fuggire

28 settembre 2011

Quale è la motivazione che induce Eufemia Di Frattocchie, matura professoressa di Storia dell’Arte, ad una pubblica confessione, un non richiesto ‘auto da fé? La spiegazione ha un suo movente ‘preciso’, che ‘preciseremo’ a breve.


A casa, dopo cena

5 febbraio 2010

Chi pensa e dice “lontan dagli occhi, lontan dal cuore” non sarebbe gradito in casa di Franco e Franca, una coppia di cinquantenni, lui dignitoso impiegato di buone letture, lei casalinga frustrata ma poco poco. Ma è forse il caso di gettare una pur fioca luce su quanto finora detto.


La solita cena

20 gennaio 2003

Ma siamo poi sicuri di aver conservato la capacità di riconoscerci tra noi come individui, vale a dire portatori di una propria inconfondibile identità, e non in quanto una mera proiezione dei nostri bisogni o desideri? Siamo sicuri che la nostra vista non si limiti soltanto a vedere, ma è ancora capace di distinguere quanto vede?


Il chiodo fisso

24 luglio 2002

Cosa ci può essere di più rassicurante dell’immagine di una giovane madre còlta nell’atto di cullare il proprio pargolo? E tuttavia, nel testo che qui proponiamo, la sola a non essere rassicurata è proprio la donna.


Il mio cuore nelle tue mani

8 aprile 2002

Che cosa deve fare un povero santo – nel caso specifico san Gennaro – se nello stesso istante due devote gli chiedono un intervento da due punti di vista diametralmente opposti? Dubitare? Non è da santi, una delle caratteristiche dei quali è la certezza. Indagare su ciò che è giusto e ciò che non lo è? Ma così smette la sua veste di santo per indossare quella di giudice istruttore, con tutte le lungaggini che ben sappiamo. Decidere secondo un suo codice imperscrutabile? Forse.


Harold è diventato verde

4 ottobre 2001

Quando il passato ha deciso di fare ritorno non ci sono maniere per impedirglielo. Puoi pure averlo seppellito tre metri sotto terra, con l’aggiunta di una lastra di marmo cipollino del peso dei peccati mortali, si sterra i tre metri con una scrollatina di spalle, dà un calcetto all’inamovibile avello e si presenta come se non fosse mai passato. E puoi giurarci che detto ritorno al presente lo attua sempre nel momento meno opportuno.


Le furberie di Scapino

27 agosto 2001

Nell’accingermi a fornire una nuova traduzione delle “Furberie di Scapino”, ho letto e riletto il testo – come peraltro era doveroso – , ho esitato quel tanto che è d’obbligo nei riguardi di un classico, poi mi sono lanciato. Ma forse occorre che io faccia una premessa.


Il marchese di Roccaverdina

20 ottobre 2000

Ridurre per le scene “Il marchese di Roccaverdina” è stato per me come sparare ad un obiettivo mobile. Il romanzo di Luigi Capuana, infatti, appartiene a quel tipo di opere che per la genialità dell’impianto e la sapienza della scrittura mal sopportano di essere collocati in un genere ben definito, per la disperazione di quei critici che, al contrario, lo vorrebbero docile e rispettoso delle loro ansie sistematiche.


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