Harold è diventato verde


Registrata alla SIAE il 4 ottobre 2001 n° 849123 A

Archivio n° 84

Quando il passato ha deciso di fare ritorno non ci sono maniere per impedirglielo. Puoi pure averlo seppellito tre metri sotto terra, con l’aggiunta di una lastra di marmo cipollino del peso dei peccati mortali, si sterra i tre metri con una scrollatina di spalle, dà un calcetto all’inamovibile avello e si presenta come se non fosse mai passato. E puoi giurarci che detto ritorno al presente lo attua sempre nel momento meno opportuno.

È quanto accade a Consolata – matura divorziata ma ancora (o forse più di prima) in grado di esercitare un insospettato sex appeal sugli abitanti del continente maschile – la sera prima della partenza alla volta di esotici lidi, per una supersudata vacanza in buona compagnia.

È sera, quasi notte. Accoccolata all’interno di un cerchio di borse, borsette, e borsini, Consolata è già entrata nello spirito di una nuotata in un mare trasparente come il vetro, quando ne viene violentemente estratta da un inatteso (e diciamo anche inattendibile) richiamo in forma di un asmatico suonare alla porta. Avviene così che, dopo un certo tergiversare, ampiamente giustificato dall’ora nonché dalla sua condizione di ‘single’, la donna apre la porta e si ritrova faccia a faccia con il passato di cui sopra, che nella fattispecie presenta la fisionomia del marito da cui è divorziata da quel dì.

Costui, stando a quanto afferma, ha maturato lo spropositato proposito di riconquistare la compagna degli anni verdi. E le maturazioni, si sa, quando giungono a destinazione, ovverossia al loro zenit, non ammettono rinvii o ritardi di sorta.

Seduti uno di fronte all’altro, in quell’insolito scenario di partenza prossima ventura, l’uomo dichiara di essere totalmente cambiato, e da ipocondrico che è stato, ora può vantare una serqua di riflessioni e di comportamenti in netta antitesi con la sua passata fisionomia interiore. E qui un fiume di progetti e di intenzioni che dovrebbero convincere la sua ex consorte ad abbandonare il compagno, col quale era in procinto di partire per i mari del Sud, e di tornare a vivere con lui, che si è appena liberato da un legame oppressivo e depressivo.

Consolata di primo acchito si dichiara ormai incapace e contraria ad un legame stabile; poi comincia a vacillare, sedotta dall’idea di riprendere una vita che non era del tutto sgradevole, se non fosse stato per le mille fisime di lui (fisime dalle quali egli ora afferma di essersi del tutto affrancato)…

Quando, inconcepibile anche per noi che scriviamo, irrompe nella pensosa conversazione dei due “furono coniugi” il perentorio suono della porta d’ingresso…

E qui non ci rimane che “affidare ai posteri (leggi spettatori) l’ardua sentenza” .

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