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Archivio n° 89
Ma siamo poi sicuri di aver conservato la capacità di riconoscerci tra noi come individui, vale a dire portatori di una propria inconfondibile identità, e non in quanto una mera proiezione dei nostri bisogni o desideri? Siamo sicuri che la nostra vista non si limiti soltanto a vedere, ma è ancora capace di distinguere quanto vede?
È questo in poche parole il nodo che il testo intitolato “La solita cena” si propone, se non proprio di sciogliere, quantomeno di proporre alla riflessione degli spettatori, nella speranza che siano diversi dal protagonista ; il quale, tranquillamente seduto a tavola, vede sfilare sotto i suoi occhi – una dopo l’altra – ben cinque mogli diverse, che di volta in volta concorrono a nutrirlo, e tuttavia non tradisce la minima sorpresa davanti a quel sorprendente viavai.
E comunque si ride.
PRODUZIONI: La solita cena